Si è letto e scritto di tutto. La cosa confortante tra le centinaia di parole lette su giornali, blog, forum, ma del resto non poteva essere altrimenti, è che tutte hanno una conclusione comune: rispetto. Rispetto per una scelta di vita.
Aver rinunciato a 10 milioni di ingaggio per veder
crescere la propria figlia, aver rinunciato a stabilire nuovi record per stare
con la propria famiglia, aver rinunciato ad essere l’uomo al vertice di uno
sport per tornare nella quiete della proprie origini, sicuramente merita rispetto e questo è indiscutibile.
Vedere il sorriso di propria figlia può valere più di un altro trofeo, così
come vedere i suoi primi passi può valere più di un altro titolo mondiale.
Avendo già dimostrato il suo valore ha il privilegio di potersi permettere di fare questa coraggiosa scelta e dire addio a tutto il circus.
Avendo già dimostrato il suo valore ha il privilegio di potersi permettere di fare questa coraggiosa scelta e dire addio a tutto il circus.
Quello che però ha fatto parlare gli "addetti ai lavori" è stato il modo con cui si è congedato dal suo mondo. Personalmente condivido al 100 per cento le
modalità con cui ha fatto questa comunicazione, sia in termini di tempi, avendo lasciato alla sua
attuale squadra, ai gestori del campionato, ma anche a tutti gli appassionati il tempo per metabolizzare ma soprattutto per preparasi alla prossima stagione che sarà senza uno dei migliori piloti nel panorama mondiale, sia in nella forma. Un attacco diretto a quello che è stato il suo mondo e ai suoi imperatori, vassalli e portaborse.
Quello che fa specie - considerando chi ha effettuato simili esternazioni - sono state le reazioni a questi attacchi, invece di essere recepiti come spunto di riflessione o di autocritica e di miglioramento sono state liquidate con frasi degni dei più profondi analisti e accademici, la più lungimirante ritengo sia stata:“sputa nel piatto in cui mangia”.
Quello che fa specie - considerando chi ha effettuato simili esternazioni - sono state le reazioni a questi attacchi, invece di essere recepiti come spunto di riflessione o di autocritica e di miglioramento sono state liquidate con frasi degni dei più profondi analisti e accademici, la più lungimirante ritengo sia stata:“sputa nel piatto in cui mangia”.
Una riflessione mi è venuta spontanea, analizzando la totalità dei motivi di questa
scelta, che impedirà per i prossimi anni ai nostri occhi di assistere a traversi da pelle d'oca e restare attoniti di fronte ad uno stile di guida unico: quanto hanno inciso le persone ai vertici della struttura sulla scelta di Stoner ?
E ancora una volta mi è venuta alla mente un paragone, Moto Gp e Superbike.
Perché altri piloti sono genitori e sono responsabili
di altre vite e rischiano ogni volta che allacciano il casco e scendono in pista, altri uomini sotto questo aspetto molto simili a Casey.
Ecco allora l'immagine della figlia di un altro pilota, con pochi mesi di diversità con la figlia di Stoner in viaggio per gli Stati Uniti a seguire il padre verso la prossima gara e una domanda nasce spontanea: quale sarebbe stata la scelta di Casey se
l’ambiente in cui ha lavorato in questi anni fosse stato un altro, quello ad esempio simile a quello che da molti è definito come la serie B delle moto.
Ritengo che con un minimo di buon senso, passione vera e meno attaccamento al dio denaro tra qualche anno magari avremmo visto una bmw ufficiale in moto gp e Ava May e Alessandra Maria giocare insieme nel paddock.