venerdì 29 giugno 2012

Sarà il nuovo amore?














Si dice che l'amore è il motore del mondo. Beh non so quanto assecondare questa tesi ma indubbiamente è fantastico innamorarsi nuovamente.
Avere quelle palpitazioni quando la vedi, la voglia di incontrarsi, di passare tempo insieme, condividere strade, percorsi, avere posti nuovi da vedere e nuove imprese da compiere.
Ho dovuto attendere un pò per poterla toccare e compiere i primi passi insieme, ma ora che è con me e abbiamo superato i primi imbarazzi iniziali posso dire che è scoccato qualcosa: una rara alchimia si è venuta a creare.
Ho avuto tante storie, tante passioni e attrazioni ma solo due grandi amori mai dimenticati: una piccola giapponesina con anima da easy rider con cui ho girato mezza europa e una inglese molto particolare con una personalità eccezionale, e ora è arrivata lei.
Il feeling istantaneo, l'immediatezza nel capire quello che voglio fare ancora prima di metterlo in atto realizzando esattamente quello che ho visualizzato, i moniti e le rassicurazioni che è in grado di dare, l'attrazione fisica, il carattere forte e grintoso ma al tempo stesso docile tenero e morbido, ma soprattutto le emozioni che è in grado di trasmettere portano a ripensare a tutte le compagne che ho avuto fino ad ora e alla forza emotiva che ho ritrovato in Lei.
I veri amori sono pochi nella vita di un uomo, che questo colpo di fulmine e intensa infatuazione possa trasformarsi in un altro vero amore?
Le premesse ci sono tutte e solo il tempo potrà stabile quanta parte del mio cuore riuscirà a prendere, nel frattempo aspetto con ansia ancora di vederla, di starci insieme e compiere qualche gioco fisico...già devo essere proprio innamorato.

lunedì 18 giugno 2012

Un addio ricco di emozioni.













La maggior parte degli addii porta inevitabilmente a riflessioni sul tempo trascorso insieme.
Ed ogni storia che finisce porta a rivivere le emozioni vissute e forse per questo sono necessari gli addii: per far riaffiorare i momenti trascorsi e comprendere appieno quello che è stato condiviso.
Non è stata una storia lunga, quasi un anno, ma seppur breve in termini temporali ci sono stati tanti episodi intensi a livello emozionale.
La prima volta che si è sollevata di terra con la ruota anteriore, le giornate intere passate insieme dalla mattina presto al calar del sole - e anche oltre - con le uniche soste per gli indispensabili rifornimenti. Su e giù per i passi alpini, dal Sempione fino al Gran San Bernardo passando per il San Bernardino e lo Spluga, ma anche la Cisa e la Val Trebbia. La prima volta off road e quella in cui mi sono impantanato con l'abito da sera bianco che è diventato una mimetica militare intrisa di fango. La prima pioggia e la prima neve, il primo freddo e il primo caldo. I primi incontri con altre simili e le chiacchiere da bar su chi è la più bella. Lei che mi ha portato a Coriano quel maledetto giovedì di Ottobre. Tanti ricordi e momenti trascorsi insieme, sempre pronta ad assecondare ogni voglia o fantasia.
Emozioni vissute ed assaporate con una compagnia di bell'aspetto e con una personalità da paura sotto l'elegante vestito, in grado di farti provare sensazioni da batticuore. Affidabile e pronta per ogni uso, in grado di essere all'altezza in qualsiasi occasione.
E’ il tempo di dirle addio…oggi ho fatto l’ultimo viaggio con la compagna di tante avventure e mi sono assaporato ogni singolo secondo di questo commiato: dall'inserire la marcia, al rilascio della frizione, coccolarla tra le gambe facendola piegare con una spinga interna del ginocchio, spostarmi sulla sella in tante posizioni, fare partenze e ripartenze,  accarezzarle il serbatoio, vedere il mio viso riflesso negli specchietti, usarle un po di sana violenza, portarla a passeggio nel mio personalissimo grazie.
Tra qualche giorno arriverà la sorella maggiore, con molti aspetti in comune a questa bellissima dispensatrice di emozioni e altri ricordi verranno, ricordi di una potenza emozionale fortissima, quelle emozioni uniche che solo le due ruote sono in grado di regalarci.

mercoledì 13 giugno 2012

Un incontro tra il futuro e il passato.













E' cosi, ci sono incontri  che spesso ti fanno riflettere, pensare e riconsiderare.
Sono incontri incoraggianti che permettono di allontanare alcune buie considerazioni e valutazioni personali.
Sono quegli incontri fortuiti, rari, non ricercati e spontanei, persone che non incontri da anni e che forse non avresti mai riconosciuto.
Sono incontri speciali perché oltre a portarti indietro nel tempo ti fanno guardare anche al futuro.
Indietro nel tempo perché basta una frase a visualizzare immagini ormai quasi offuscate, una frase detta in quel dialetto lombardo ormai  rilegato solo alla cerchia domestica e di poche amicizie consolidate "gho a cà una foto di mi e ti insem a Virginio Ferrari”.
Ma soprattutto è nella visione del futuro che questi incontri ti cambiano, non solo la giornata ma alcune tue valutazione quasi di carattere sociale.
I protagonisti di questo incontro sono un uomo sulla cinquantina che col me tredicenne di allora andava in giro per il paddock alla ricerca di piloti da fotografare ormai decenni fa e un ragazzo dalla folta capigliatura riccioluta e voluminosa nella perfetta imitazione del Sic, suo figlio.
Non sono stati i ricordi e quella forma quasi nostalgica di tempo felice andato ad emozionarmi e rendere indelebile questo incontro. Quello che  mi ha emozionato è stato vedere un rapporto - quello tra padre e figlio - e come questo legame abbia nella magia delle due ruote un collante forte e reale a dispetto del nostro mondo ipertecnologico e fatto perlopiù di apparenza.
Perché ormai siamo quasi rassegnati a etichettare i giovani ragazzini di oggi dediti solo all'utilizzo di playstation, xboxe e altre console alternati all'uso di facebook rilegando il veicolo a due ruote al massimo ad uno scooter concepito solo come mero mezzo di trasporto e nulla più.
Sentir parlare questo ragazzino di divertimento nello stare in piedi sotto un acquazzone mentre assisteva ad una gara di campionato di motard, di come si divertiva a far derapare la minimoto ma soprattutto di come custodisce in camera sua la sua KTM 125 usata perché solo pochi mesi i soliti ignoti sono entrati nel box rubando la minimoto con cui tanto si divertiva è stato emozionante.
A dispetto dei media, delle amicizie virtuali e non alcuni valori e passioni si trasmettono nelle mura domestiche e ne ho avuto una dimostrazione nitida.
E’ stato un incontro incoraggiante e benaugurante perché può essere semplice lavarsi le mani durante la crescita dei figli delegando ad altri specifiche responsabilità con la scusa del lavoro, della stanchezza o altri costruiti obblighi, ma alla fine essere riusciti a trasmettere una passione e poterla condividere con proprio figlio senza nessuna forzatura ma reale e spontanea, ritengo valga molto più di qualche euro in busta paga, di qualunque scatto di carriera o altro…ma questo sono solo considerazioni personali.

venerdì 1 giugno 2012

Un carrello portamoto e la bulimia













Racconti, impressioni, sensazioni prese al volo.
Capita di trovarsi a chiacchierare, parlare e condividere esperienze vissute, anche solo come semplice spettatore di eventi  sportivi a due ruote.
Le categorie minori riservano sempre emozioni e ammirazione per la passione e l’atmosfera che contraddistingue l’ambiente.  Tuttavia in questi ultimi anni si è assistito a una proliferazioni di componenti visive, apparenze e  tanta forma a scapito di quelli che erano le caratteristiche del prodotto  originario, in una forma bulimica di un continuo mostrare a tutti delle presunte capacità, nella arcaica gara del "io ce l'ho più grosso".
Ormai anche in quei campionati che fino a pochi anni fa erano frequentati da amatori e gente animata di vera passione e giovani che vedevano lo strumento per testare la loro abilità o semplicemente come via per una propria formazione umana e professionale ora sembra assistere a goffe rappresentazioni di potere,  forza e apparenza.
Team organizzati al pari di scuderie da moto gp: hospitality, Motorhome, mega impianti con un sacco di gente al seguito (in alcuni manca solo l’Uccio della situazione).
Ma nonostante questo a fianco di questi indubbi futuri pluricampioni del mondo si può ritrovare il piacere di un tempo…la passione. Piloti armati di amore per le due ruote che con l’amico a far da meccanico, una tenda e un carrello portamoto alimentano di tasca propria o con pochi sponsor la propria passione.
Ed  è qui, in  alcune di queste categorie che si possono ritrovare delle soddisfazioni.
Soddisfazioni non solo dal punto di vista sportivo, dando il giusto merito a chi ha indubbie qualità tecniche in grado di offrire uno spettacolo agonistico di ottimo livello, ma anche soddisfazioni quasi morali, una forma di perequazione, di meritocrazia…di giustizia.
Perché non basta avere il papa imprenditore che ti mette a disposizione la top bike per vincere…qui conta ancora aprire il gas e fare bei salti e la componente umana ha ancora la sua importanza.
Banali considerazioni che ti entrano in testa. Perchè alcuni aspetti della società sono entrati in questo mondo ? Da dove nasce una avversione così diretta? Ma poi osservando bene, sentendoli parlare, guardando come si atteggiano la risposta sembra fin troppo chiara. 
Non fai tempo a valutare dove questa cultura può portare questo sport, su quali reali possibilità ci possono essere per un giovane di sfondare se non ha amicizie, conoscenze ma soprattutto tanti tanti soldi, su quali tipo di azioni devono effettuare le federazioni e gli organizzatori dei campionati…non fai tempo a valutare tutto questo che l'amico con cui stai condividendo queste impressioni pone la birra che sta bevendo e dice “e anche sta volta ha dato paga a un bel po di quei  fighetti”.
Sai bene che sta riferendosi al ragazzo che a gara finita avrebbe  caricato la moto sul carrello, guidato l’utilitaria fino a casa senza troppa gente al seguito e la sera avrebbe tolto il fango accumulato - solo - armato solo della sua passione.