E' cosi, ci
sono incontri che spesso ti fanno riflettere,
pensare e riconsiderare.
Sono incontri incoraggianti che permettono di allontanare alcune buie
considerazioni e valutazioni personali.
Sono
quegli incontri fortuiti, rari, non ricercati e spontanei, persone che non
incontri da anni e che forse non avresti mai riconosciuto.
Sono incontri
speciali perché oltre a portarti indietro nel tempo ti fanno guardare anche al
futuro.
Indietro
nel tempo perché basta una frase a visualizzare immagini ormai quasi offuscate,
una frase detta in quel dialetto lombardo ormai
rilegato solo alla cerchia domestica e di poche amicizie consolidate
"gho a cà una foto di mi e ti insem a Virginio Ferrari”.
Ma
soprattutto è nella visione del futuro che questi incontri ti cambiano, non
solo la giornata ma alcune tue valutazione quasi di carattere sociale.
I protagonisti
di questo incontro sono un uomo sulla cinquantina che col me tredicenne di
allora andava in giro per il paddock alla ricerca di piloti da fotografare ormai
decenni fa e un ragazzo dalla folta capigliatura riccioluta e voluminosa nella
perfetta imitazione del Sic, suo figlio.
Non sono
stati i ricordi e quella forma quasi nostalgica di tempo felice andato ad emozionarmi
e rendere indelebile questo incontro. Quello che mi ha emozionato è stato vedere un rapporto - quello
tra padre e figlio - e come questo legame abbia nella magia delle due ruote un collante
forte e reale a dispetto del nostro mondo ipertecnologico e fatto perlopiù di
apparenza.
Perché ormai
siamo quasi rassegnati a etichettare i giovani ragazzini di oggi dediti solo all'utilizzo
di playstation, xboxe e altre console alternati all'uso di facebook rilegando
il veicolo a due ruote al massimo ad uno scooter concepito solo come mero mezzo
di trasporto e nulla più.
Sentir
parlare questo ragazzino di divertimento nello stare in piedi sotto un acquazzone
mentre assisteva ad una gara di campionato di motard, di come si divertiva a
far derapare la minimoto ma soprattutto di come custodisce in camera sua la sua
KTM 125 usata perché solo pochi mesi i soliti ignoti sono entrati nel box
rubando la minimoto con cui tanto si divertiva è stato emozionante.
A dispetto
dei media, delle amicizie virtuali e non alcuni valori e passioni si trasmettono
nelle mura domestiche e ne ho avuto una dimostrazione nitida.
E’ stato
un incontro incoraggiante e benaugurante perché può essere semplice lavarsi le mani
durante la crescita dei figli delegando ad altri specifiche responsabilità con
la scusa del lavoro, della stanchezza o altri costruiti obblighi, ma alla fine essere
riusciti a trasmettere una passione e poterla condividere con proprio figlio
senza nessuna forzatura ma reale e spontanea, ritengo valga molto più di qualche
euro in busta paga, di qualunque scatto di carriera o altro…ma questo sono solo
considerazioni personali.
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