lunedì 6 agosto 2012

Un ossimoro fatto realtà


















La prima cosa che viene in mente è una parola, conciliabile. Due mondi che ritenevi impossibili da armonizzare, due emozioni impossibili da vivere insieme, con il pomeriggio appena passato ti rendi conto che invece è fattibile. Immergersi nella natura in moto, nei suoi rumori, nelle sua parte più vera senza essere invadente riducendo al minimo il ruolo di intruso tipico dell'essere umano è possibile. Subito ti metti a paragonare gli attuali strumenti a disposizione per vivere una simile esperienza, tralasciando la camminata per evidenti limiti chilometrici, pensi alla mountain bike, ma qui c'è uno sforzo fisico decisamente inferiore ma soprattutto è possibile compiere passaggi ad esempio tra guardi e salite che solo i più avvezzi delle due ruote a pedali sono in grado di compiere. Allora pensi all'andare a cavallo, come sinonimo di unione alla natura ma ti rendi immediatamente conto che alcune emozioni non potresti viverle, il semplice zoccolio dei cavalli avrebbe allontanato gli animali che con questo mezzo hai potuto quasi sfiorare.
Andare in moto in mezzo alla natura e al tempo stesso sentire il rumore di un fiume che scorre cosi come vederti passare a poca distanza dal manubrio un airone grigio che si alza in volo, o semplicemente vedere il salto di una rana a seguito del rumore della ruota della moto che entra nel fango, a causa solo di questo rumore e non quello di una marmitta che rilascia gas di scarico e brucia benzina  ti porta in una sospensione quasi onirica. 
Tutto assume contorni nuovi e prendendo gusto nel guidare perchè comunque quello che hai sotto le gambe è una piacevole, maneggevole e goduriosa moto da enduro dentro di te nasce una battaglia interna…godere della guida della moto o gustarsi il panorama? Al pari di quando sei su un passo di montagna e davanti a te hai belle curve da pennellare ma al tempo stesso un panorama mozzafiato. In questo mio dubbio alterno momenti in cui guardo alberi, fiori, fontanili e tane di animali ad altri in cui cerco di far derapare la ruota posteriore con il comando del freno che in questo emozionante veicolo sostiuisce la frizione lasciando libera pertanto la gamba destra. 
Emozioni nuove che ho avuto la fortuna di vivere grazie al titolare dell'azienda agricola Cascina Rizzolo, una persona di rara disponibilità ma soprattutto che ha fatto scelte controcorrente ed impegnative che lo eleggono a ruolo di innovatore ma anche sotto alcuni punti di vista sovversivo, perché, citando Schumpeter, solo gli innovatori sovvertono lo status quo e creano progresso e nuovi schemi. Avrebbe potuto scegliere di continuare con la propria attività, che spazia dal legname fino ad un agriturismo di comprovata qualità, invece ha scelto di investire creando un piccolo parco moto elettriche e credere in una idea alimentato da una passione vera. Percorsi didattici all’interno dell'azienda agricola in cui è possibile vedere fontanili, manufatti e la tipica fauna e flora lombarda, il tutto nel silenzio e concedetemelo, nel divertimento, che si può avere mentre sei alla giuda di una moto elettrica. Il suo schema è quello di mettere a disposizione un mezzo di trasporto silenzioso per vedere e vivere la natura in modo diverso, ecocompatibile, un percoso all’interno di circa 50 ettari di terreno in cui è possibile abbandonare la moto su un tronco e osservare la tana di una volpe, procedere a bassa velocità seguendo la corrente di un canale e perdersi nei propri pensieri ma anche aspettare che si apra una radura e spalancare la  manopola del gas e fare dei bei traversi senza disturbare nessun legittimo abitante del posto. 
Per provare una esperienza emozionante: http://www.agriturismoriazzolo.com/agrisportmoto.html

martedì 31 luglio 2012

Tutto questo non ha una logica...eppure
















Se ti metti ad analizzare con logica ed equilibrio sotto gli occhi razionali della media della popolazione tutto questo non ha molto senso.
Il lato economico e il tempo speso… il tutto per 3 o 4 mezze giornate di uscita all’anno: non ha molto senso razionalmente. Ma il fatto è che alcune persone si nutrono di emozioni e spesso alcune emozioni sono in antitesi alla razionalità, al pensar comune e agli standar abituali.
Perché non sono solo le emozioni legate alla singola staccata, al singolo giro è tutto il contorno che ha connotati che compensano gli sforzi per vivere tutto questo.
Si inizia la sera prima, quando si caricano le moto sul carrello con le battute e gli scherzi tra amici se si volesse dare una foto a questa immagine una moto sul carrello e dietro il solo che tramonta, senza dubbio qualcosa di poetico. Poi la sveglia presto e rendersi conto di come il fisico sia già attivo a dispetto dell’ora e di come tutto è relativo, chissà quando capiterà di dormire solo 5 ore ed essere già recettivi senza avere un minimo di sonno …..
Poi il trasferimento verso la pista a chiacchierare di tutto e di più con domande che troppo spesso vengono rimandate. Poi il momento dell’arrivo in circuito, scaricare le moto, l’iscrizione il breefing e poi i primi giri, la sessione e le emozioni legate alla velocità.
Lo scambio di impressioni sulla pista, a che marcia affrontare il tornantino e a quanti metri fare la staccata, un entusiasmo fanciullesco e capisci come è vero che ogni uomo in fondo è un bambino e come alle volte va alla ricerca di giocattoli commisurati alla sua condizione per tornare in quel mondo privo di pensieri, problemi alimentato solo da endorfina in circolo.
Stanco, sudato e assetato in attesa di recuperare le forze giri nel paddock vedendo gli altri amatori e rimani affascinato da quello che un semplice mezzo meccanico è in grado di trasmettere. I discorsi principali sono legati a traiettorie e tempi e ti viene anche da giustificare i "fenomeni" che sparano cifre sui numeri in cui hanno bloccato il cronometro, perchè nonostante tutto continuano ad usare un cronometro ancorato al manubrio anzichè il banalissimo programma scaricabile da internet in grado di offrire dati concreti e reali. Basta andare oltre al fare borioso e da pilota mancato che quasi fanno quasi tenerezza,  questi omoni sudati che vedono nel  "minuto e x secondi"  - spesso arrotondati per difetto - un riscatto personale verso una quotidianità che gli eventi o scelte magari sbagliate hanno portato a essere comprimari, obbligandoli magari ad accettare scelte e decisioni altrui senza poter intervenire. In pista sono loro i protagonisti e tempi alla mano primeggiano su altri!
Personaggi che si mischiano ai lentoni che con forte autoironia raggiungono l'estasi al solo consumare la saponetta.
Un universo di persone tutte animate da una grande passione, un mezzo a due ruote in grado di far compiere atti che i più sono incapaci di comprendere.




venerdì 13 luglio 2012

Intervista a DJ RINGO













Musica e moto.
Elementi in grado di creare  passioni, a volte totali, ma soprattutto in grado di regalare emozioni uniche. Ho la fortuna di poter porre alcune domande ad una personaggio che è riuscito a far divenire una professione la prima ed una passione soddisfatta la seconda.
La voce dell'emittente del rock in italia, colui che ha incontrato i più grandi artisti rock ma che ha anche realizzato esperienze motociclistiche che molti amanti delle due ruote sognerebbero di vivere, da diverse gare su pista fino ai rally africani, passando per le ruote tassellate.
Volevo chiedere a DJ Ringo come è riuscito a raggiungere questo traguardo e quali analogie trovi nel mondo di oggi tra moto e musica. Penso che se tratti la musica in modo vero sincero, magari sbagliando qualche volta,ma riconoscendo i tuoi errori, i risultati prima o poi arrivano l’importante è che i ragazzi che ti ascoltano percepiscano che sei in buona fede. Sfortunatamente oggi la musica ha molte analogie con il mondo dei motori, la maggior parte  dei giornalisti che scrivono di motori sono immanicati con qualche pilota o qualche team e non scrivono mai della verità. Questo accade anche nella musica italiana, non nel rock in cui tutto sommato siamo liberi, nei reality ci sono quei personaggi costruiti sovvenzionati dalle case discografiche che impediscono di esprimere concetti liberi, creando un circolo piuttosto vizioso.
Se dovessi descrivere l'emozione di un pezzo rock e quella di un giro in moto, magari in pista? Per quello che mi riguarda quando vado in moto provo arrapamento totale, così come quando vedi una bella donna che ti eccita,  vuoi corteggiarla, vuoi far colpo su di lei, sono emozioni molto simili. Emozioni molto maschili, non che le donne non possano provarle ma sono diverse. La donna fisicamente essendo più minuta guida  la moto con una certa attenzione e meno forza bruta tipicamente maschile. Posso dire che sono le stesse emozioni che si possono provare ascoltando un assolo di Slash, di Brian May o di Johnny Ramone.  Poi comunque ogni moto ha il suo utilizzo, con l’Harley vado piano e sto attento mentre le moto stradali cerco di utilizzarle solo in pista perché andar forte in strada è veramente pericoloso anche se sono emozioni veramente forti, molto rock and roll.
Nella tua vita su due ruote hai fatto un sacco di esperienze, oggi che fai di attivo su due ruote e com'è composto il tuo garage? In questo momento sto facendo poco a parte provare qualche moto da strada però sto preparando il rally dei faroni che per la prima volta non farò in moto ma con un buggy, un buggy motore chevrolet 1200,  con Virgin come radio ufficiale. Sarei anche andato ancora con le due ruote ma tra clavicola e schiena ho deciso di star seduto e prender meno botte.
Nel mio garage c’è la cross bones realizzata dalle officine Mermaind di Milano, una moto molto particolare, che definirei superpunk, mentre la mia moto preferita per strada era la mia Ktm motard che mi han rubato.
Se potessi realizzare un sogno, che esperienza vorresti fare? Come esperienze mi piacerebbe fare il TT, anche se è molto pericoloso io farei la gara al mio passo, sarei disposto anche a fare la gara dei veterani per fare un giro in quel mitico tracciato, che poi non sono poi da sottovalutare considerando i rischi che si prendono con quelle moto.
Fai ancora qualche gara? In passato hai detto che non c'è più spazio per il divertimento, tutto sta diventando iperprofessionalizzato, tecnico e sempre meno c'è spazio per la sola passione. Sei sempre di questo avviso o qualcosa è cambiato? Ormai non faccio più turni liberi o trofei. Prima si andava a girare e si era tra amici, a girare e mangiare una salamella  adesso tutti avvelenati, con termocoperte, gomme da tempo, cazzo c’è gente che non mangia perché deve comprarsi le gomme da tempo, son tutti diventati dei fenomeni, neanche ti stringono la mano e subito ti chiedono in quanto giri. Ma cosa te ne frega…goditi la vita, se fossi stato un fenomeno saresti in superbike o in moto gp, invece sei a fare turni liberi come me amatoriali.  I fenomeni non li sopporto. Vorrei inoltre fare una critica ai trofei monomarca che fanno iscrivere della gente che ha corso per 10 anni anche nel mondiale, gente che magari arrivava ultima ma comunque forte se messa a livella di trofeo e fan tempi allucinanti, quei trofei dovrebbero essere riservati ai soli amatori. Il fatto è che chiaramente vincono questi ex piloti o ex promesse dell’europeo o del mondiale. Il problema è che quelli che corrono vogliono seguire questi ma non hanno la preparazione adeguata, andrebbero strutturati in classi riservate per quelli che girano su determinati tempi così da creare i presupposti per la bagarre e creare divertimento, il divertimento che magari puoi trovare in una gara di kart tra amici.
 Ogni appassionato di moto oggi non fa che parlare di Valentino e ducati, di questo matrimonio mancato, la tua opinione? Guarda si potrebbe parlare ore di Valentino e di presunte colpe/responsabilità vorrei solo dire che se quello che ha fatto o meglio non ha fatto in questo anno e mezzo Valentino lo avesse fatto Biaggi lo avrebbero massacrato. Il fatto è che c’è la lobby dei piloti dell’Emilia Romagna, così come in passato, se non era romagnolo venivi massacrato. Biaggi ha pagato il fatto di non far parte di questa lobby anche se ora si sta togliendo soddisfazione. Il mio sogno sarebbe vedere Valentino in superbike e secondo me pagherebbe per andarci, anche se in passato non ha risparmiato critiche a questo campionato così come le parole spese da mediaset sul mondiale SBK di cui oggi però è titolare dei diritti ed ora è in forte imbarazzo.
L'immagine per noi motociclisti ti lega inevitabilmente ad una ferita ancora aperta...puoi dirci come è nata la vostra amicizia, e come mai tu da amante di quella che a detta di molti (quelli che a mio avviso non si nutrono di emozioni ma di altri valori, magari identificabili in codici iban)  è la serie b delle moto hai stretto amicizia con un pilota della motogp ? Marco lo avevo conosciuto al Mugello e con Di Pillo già tenevamo d’occhio quel ragazzino, poi siamo diventati amici e entrati in confidenza quando ha corso in Superbike con Biaggi fino poi fare il programma insieme su Virgin.
Come giudichi la reazione dopo la morte di Marco, ti aspettavi tutto questo? Non ne sono rimasto impressionato, era talmente amato che tutti han voluto far qualcosa.
C'è qualche episodio che ti ha infastidito? A tuo avviso qualcuno ha speculato sulla tragedia? No, Paolo ha creato la fondazione con tanti gli eventi perché il Sic ci teneva, andava spesso a Coriano in un istituto per bambini disabili a cui era molto legato e ancora oggi si raccolgono fondi per questo istutito e questo fa onore al Sic e alla sua famiglia.
 A Coriano quel maledetto pomeriggio ti vedevo fuori dalla chiesa con Cairoli, nell'arco della tua vita professionale e non solo hai conosciuto persone di un valore professionale ma ritengo anche umano assoluto. Chi nel mondo delle due ruote e nella musica ti ha dato maggiori emozioni? Io ho iniziato da piccolino a seguire le moto e rimasi scioccato a Monza quando morì Pasolini, a quel tempo c’erano Agostini e Pasolini, Agostini era il fenomeno, ma Pasolini era più rock. Poi da lì seguii tutti: Lucchinelli che vinse il primo mondiale in 500, Uncini, Cadolora, Gianola e Locatelli e oggi Biaggi col suo stile pulito. A livello musicale oggi faccio poche interviste, gli artisti nuovi non mi danno emozioni mentre all’epoca quando intervistai Bowie a Londra, lo stringergli la mano mi diede molte emozioni, come incontrare Lou Reed e Springsteen, un grande. Ma le emozioni che mi danno i Ramones non me le dà nessuno perché in fondo rimango punk nell’anima e nel cuore.
Cosa ti da emozione nella vita quotidiana ?Le emozioni possono venire dall’ascoltare il mio ipad prima di addormentarmi, farmi un bel giro in moto o mi piace e mi rilassa un sacco lavarmi e pulirmi la moto, anche il solo lavarla  - la moto - mi dà delle emozioni.
Così come mi dà emozioni oltre che girare in pista, vedere quelli che girano, gli amatori che scaricano la moto dal carrello, che cambiano le gomme, così come mi piace andare anche nelle mega hospitality.
Il rock and roll con l’odore di olio bruciato da paddock  rimangono parte fondamentale della mia vita.

Che dire...una persona nella cui vita emozioni e passioni non mancano, un grazie a DJ Ringo.

venerdì 29 giugno 2012

Sarà il nuovo amore?














Si dice che l'amore è il motore del mondo. Beh non so quanto assecondare questa tesi ma indubbiamente è fantastico innamorarsi nuovamente.
Avere quelle palpitazioni quando la vedi, la voglia di incontrarsi, di passare tempo insieme, condividere strade, percorsi, avere posti nuovi da vedere e nuove imprese da compiere.
Ho dovuto attendere un pò per poterla toccare e compiere i primi passi insieme, ma ora che è con me e abbiamo superato i primi imbarazzi iniziali posso dire che è scoccato qualcosa: una rara alchimia si è venuta a creare.
Ho avuto tante storie, tante passioni e attrazioni ma solo due grandi amori mai dimenticati: una piccola giapponesina con anima da easy rider con cui ho girato mezza europa e una inglese molto particolare con una personalità eccezionale, e ora è arrivata lei.
Il feeling istantaneo, l'immediatezza nel capire quello che voglio fare ancora prima di metterlo in atto realizzando esattamente quello che ho visualizzato, i moniti e le rassicurazioni che è in grado di dare, l'attrazione fisica, il carattere forte e grintoso ma al tempo stesso docile tenero e morbido, ma soprattutto le emozioni che è in grado di trasmettere portano a ripensare a tutte le compagne che ho avuto fino ad ora e alla forza emotiva che ho ritrovato in Lei.
I veri amori sono pochi nella vita di un uomo, che questo colpo di fulmine e intensa infatuazione possa trasformarsi in un altro vero amore?
Le premesse ci sono tutte e solo il tempo potrà stabile quanta parte del mio cuore riuscirà a prendere, nel frattempo aspetto con ansia ancora di vederla, di starci insieme e compiere qualche gioco fisico...già devo essere proprio innamorato.

lunedì 18 giugno 2012

Un addio ricco di emozioni.













La maggior parte degli addii porta inevitabilmente a riflessioni sul tempo trascorso insieme.
Ed ogni storia che finisce porta a rivivere le emozioni vissute e forse per questo sono necessari gli addii: per far riaffiorare i momenti trascorsi e comprendere appieno quello che è stato condiviso.
Non è stata una storia lunga, quasi un anno, ma seppur breve in termini temporali ci sono stati tanti episodi intensi a livello emozionale.
La prima volta che si è sollevata di terra con la ruota anteriore, le giornate intere passate insieme dalla mattina presto al calar del sole - e anche oltre - con le uniche soste per gli indispensabili rifornimenti. Su e giù per i passi alpini, dal Sempione fino al Gran San Bernardo passando per il San Bernardino e lo Spluga, ma anche la Cisa e la Val Trebbia. La prima volta off road e quella in cui mi sono impantanato con l'abito da sera bianco che è diventato una mimetica militare intrisa di fango. La prima pioggia e la prima neve, il primo freddo e il primo caldo. I primi incontri con altre simili e le chiacchiere da bar su chi è la più bella. Lei che mi ha portato a Coriano quel maledetto giovedì di Ottobre. Tanti ricordi e momenti trascorsi insieme, sempre pronta ad assecondare ogni voglia o fantasia.
Emozioni vissute ed assaporate con una compagnia di bell'aspetto e con una personalità da paura sotto l'elegante vestito, in grado di farti provare sensazioni da batticuore. Affidabile e pronta per ogni uso, in grado di essere all'altezza in qualsiasi occasione.
E’ il tempo di dirle addio…oggi ho fatto l’ultimo viaggio con la compagna di tante avventure e mi sono assaporato ogni singolo secondo di questo commiato: dall'inserire la marcia, al rilascio della frizione, coccolarla tra le gambe facendola piegare con una spinga interna del ginocchio, spostarmi sulla sella in tante posizioni, fare partenze e ripartenze,  accarezzarle il serbatoio, vedere il mio viso riflesso negli specchietti, usarle un po di sana violenza, portarla a passeggio nel mio personalissimo grazie.
Tra qualche giorno arriverà la sorella maggiore, con molti aspetti in comune a questa bellissima dispensatrice di emozioni e altri ricordi verranno, ricordi di una potenza emozionale fortissima, quelle emozioni uniche che solo le due ruote sono in grado di regalarci.

mercoledì 13 giugno 2012

Un incontro tra il futuro e il passato.













E' cosi, ci sono incontri  che spesso ti fanno riflettere, pensare e riconsiderare.
Sono incontri incoraggianti che permettono di allontanare alcune buie considerazioni e valutazioni personali.
Sono quegli incontri fortuiti, rari, non ricercati e spontanei, persone che non incontri da anni e che forse non avresti mai riconosciuto.
Sono incontri speciali perché oltre a portarti indietro nel tempo ti fanno guardare anche al futuro.
Indietro nel tempo perché basta una frase a visualizzare immagini ormai quasi offuscate, una frase detta in quel dialetto lombardo ormai  rilegato solo alla cerchia domestica e di poche amicizie consolidate "gho a cà una foto di mi e ti insem a Virginio Ferrari”.
Ma soprattutto è nella visione del futuro che questi incontri ti cambiano, non solo la giornata ma alcune tue valutazione quasi di carattere sociale.
I protagonisti di questo incontro sono un uomo sulla cinquantina che col me tredicenne di allora andava in giro per il paddock alla ricerca di piloti da fotografare ormai decenni fa e un ragazzo dalla folta capigliatura riccioluta e voluminosa nella perfetta imitazione del Sic, suo figlio.
Non sono stati i ricordi e quella forma quasi nostalgica di tempo felice andato ad emozionarmi e rendere indelebile questo incontro. Quello che  mi ha emozionato è stato vedere un rapporto - quello tra padre e figlio - e come questo legame abbia nella magia delle due ruote un collante forte e reale a dispetto del nostro mondo ipertecnologico e fatto perlopiù di apparenza.
Perché ormai siamo quasi rassegnati a etichettare i giovani ragazzini di oggi dediti solo all'utilizzo di playstation, xboxe e altre console alternati all'uso di facebook rilegando il veicolo a due ruote al massimo ad uno scooter concepito solo come mero mezzo di trasporto e nulla più.
Sentir parlare questo ragazzino di divertimento nello stare in piedi sotto un acquazzone mentre assisteva ad una gara di campionato di motard, di come si divertiva a far derapare la minimoto ma soprattutto di come custodisce in camera sua la sua KTM 125 usata perché solo pochi mesi i soliti ignoti sono entrati nel box rubando la minimoto con cui tanto si divertiva è stato emozionante.
A dispetto dei media, delle amicizie virtuali e non alcuni valori e passioni si trasmettono nelle mura domestiche e ne ho avuto una dimostrazione nitida.
E’ stato un incontro incoraggiante e benaugurante perché può essere semplice lavarsi le mani durante la crescita dei figli delegando ad altri specifiche responsabilità con la scusa del lavoro, della stanchezza o altri costruiti obblighi, ma alla fine essere riusciti a trasmettere una passione e poterla condividere con proprio figlio senza nessuna forzatura ma reale e spontanea, ritengo valga molto più di qualche euro in busta paga, di qualunque scatto di carriera o altro…ma questo sono solo considerazioni personali.

venerdì 1 giugno 2012

Un carrello portamoto e la bulimia













Racconti, impressioni, sensazioni prese al volo.
Capita di trovarsi a chiacchierare, parlare e condividere esperienze vissute, anche solo come semplice spettatore di eventi  sportivi a due ruote.
Le categorie minori riservano sempre emozioni e ammirazione per la passione e l’atmosfera che contraddistingue l’ambiente.  Tuttavia in questi ultimi anni si è assistito a una proliferazioni di componenti visive, apparenze e  tanta forma a scapito di quelli che erano le caratteristiche del prodotto  originario, in una forma bulimica di un continuo mostrare a tutti delle presunte capacità, nella arcaica gara del "io ce l'ho più grosso".
Ormai anche in quei campionati che fino a pochi anni fa erano frequentati da amatori e gente animata di vera passione e giovani che vedevano lo strumento per testare la loro abilità o semplicemente come via per una propria formazione umana e professionale ora sembra assistere a goffe rappresentazioni di potere,  forza e apparenza.
Team organizzati al pari di scuderie da moto gp: hospitality, Motorhome, mega impianti con un sacco di gente al seguito (in alcuni manca solo l’Uccio della situazione).
Ma nonostante questo a fianco di questi indubbi futuri pluricampioni del mondo si può ritrovare il piacere di un tempo…la passione. Piloti armati di amore per le due ruote che con l’amico a far da meccanico, una tenda e un carrello portamoto alimentano di tasca propria o con pochi sponsor la propria passione.
Ed  è qui, in  alcune di queste categorie che si possono ritrovare delle soddisfazioni.
Soddisfazioni non solo dal punto di vista sportivo, dando il giusto merito a chi ha indubbie qualità tecniche in grado di offrire uno spettacolo agonistico di ottimo livello, ma anche soddisfazioni quasi morali, una forma di perequazione, di meritocrazia…di giustizia.
Perché non basta avere il papa imprenditore che ti mette a disposizione la top bike per vincere…qui conta ancora aprire il gas e fare bei salti e la componente umana ha ancora la sua importanza.
Banali considerazioni che ti entrano in testa. Perchè alcuni aspetti della società sono entrati in questo mondo ? Da dove nasce una avversione così diretta? Ma poi osservando bene, sentendoli parlare, guardando come si atteggiano la risposta sembra fin troppo chiara. 
Non fai tempo a valutare dove questa cultura può portare questo sport, su quali reali possibilità ci possono essere per un giovane di sfondare se non ha amicizie, conoscenze ma soprattutto tanti tanti soldi, su quali tipo di azioni devono effettuare le federazioni e gli organizzatori dei campionati…non fai tempo a valutare tutto questo che l'amico con cui stai condividendo queste impressioni pone la birra che sta bevendo e dice “e anche sta volta ha dato paga a un bel po di quei  fighetti”.
Sai bene che sta riferendosi al ragazzo che a gara finita avrebbe  caricato la moto sul carrello, guidato l’utilitaria fino a casa senza troppa gente al seguito e la sera avrebbe tolto il fango accumulato - solo - armato solo della sua passione.

giovedì 24 maggio 2012

A gattoni nel paddock






Si è letto e scritto di tutto.  La cosa confortante tra le centinaia di parole lette su giornali, blog, forum, ma del resto non poteva essere altrimenti, è che tutte hanno una conclusione comune: rispetto. Rispetto per una scelta di vita.
Aver rinunciato a 10 milioni di ingaggio per veder crescere la propria figlia, aver rinunciato a stabilire nuovi record per stare con la propria famiglia, aver rinunciato ad essere l’uomo al vertice di uno sport per tornare nella quiete della proprie origini, sicuramente merita rispetto e questo è indiscutibile. Vedere il sorriso di propria figlia può valere più di un altro trofeo, così come vedere i suoi primi passi può valere più di un altro titolo mondiale. 
Avendo già dimostrato il suo valore ha il privilegio di potersi permettere di fare questa coraggiosa scelta e dire addio a tutto il circus.
Quello che però ha fatto parlare gli "addetti ai lavori" è stato il modo con cui si è congedato dal suo mondo. Personalmente condivido al 100 per cento le modalità con cui ha fatto questa comunicazione, sia in termini di tempi, avendo lasciato alla sua attuale squadra, ai gestori del campionato, ma anche a tutti gli appassionati il tempo per metabolizzare ma soprattutto per preparasi alla prossima stagione che sarà senza uno dei migliori piloti nel panorama mondiale, sia in nella forma. Un attacco diretto a quello che è stato il suo mondo e ai suoi imperatori, vassalli e portaborse. 
Quello che fa specie - considerando chi ha effettuato simili esternazioni - sono state le reazioni a questi attacchi, invece di essere recepiti come spunto di riflessione o  di autocritica e di miglioramento sono state liquidate con frasi degni dei più profondi analisti e accademici, la più lungimirante ritengo sia stata:“sputa nel piatto in cui mangia”.
Una riflessione mi è venuta spontanea, analizzando la totalità dei motivi di questa scelta, che impedirà per i prossimi anni ai nostri occhi di assistere a traversi da pelle d'oca e restare attoniti di fronte ad uno stile di guida unico: quanto hanno  inciso le persone ai vertici della struttura sulla scelta di Stoner ?
E ancora una volta mi è venuta alla mente un paragone, Moto Gp e Superbike.
Perché altri piloti sono genitori e sono responsabili di altre vite e rischiano ogni volta che allacciano il casco e scendono in pista, altri uomini sotto questo aspetto molto simili a Casey.
Ecco allora l'immagine della figlia di un altro pilota, con pochi mesi di diversità con la figlia di Stoner in viaggio per gli Stati Uniti a seguire il padre verso la prossima gara e una domanda nasce spontanea: quale sarebbe stata la scelta di Casey se l’ambiente in cui ha lavorato in questi anni fosse stato un altro, quello ad esempio simile a quello che da molti è definito come la serie B delle moto.
Ritengo che con un minimo di buon senso, passione vera e meno attaccamento al dio denaro tra qualche anno magari avremmo visto una bmw ufficiale in moto gp e Ava May e Alessandra Maria giocare insieme nel paddock.

martedì 15 maggio 2012

Un manubrio al posto della chitarra.



Potrà sembrare offensivo, irrispettoso, blasfemo o forse irriverente ma…è così. Sarebbe ipocrita nasconderlo a me stesso e coprirsi di moralismi che non mi appartengono ma...è così.  Sono stato quasi due mesi senza moto complice una operazione che mi ha limitato nei movimenti e nel compiere quelle gesta che ormai sono banali e quotidiane. Due mesi di privazioni fisiche, due mesi in cui ponderi e comprendi come azioni quotidiane vengono date troppo spesso per scontate senza comprendere appieno il privilegio che si ha nell’essere “sani”.  
Ieri sono ritornato in moto e mi sono reso conto ormai come le due ruote sono una parte integrante della mia persona, del mio essere e non solo da un punto di vista mentale ma anche in quello fisico. Senza la moto sembra quasi di vivere senza una parte del proprio corpo, di essere evirati da quella che conduce a sensazioni uniche. Perchè è attraverso le due ruote che si possono ripercorrere strade emozionali assolute. Così come gli occhi permettono di vedere i colori del mondo, così come l'udito permette di sentire le armonie dell'universo, così come le mani permettono di tastare materiali e forme, così come ogni parte del nostro corpo è un tramite...così allo stesso modo, le due ruote permettono di creare stati d'animo totali divenendo una parte integrante e indispensabile dei nostri sensi.
Mi è venuto in mente una frase di una canzone di un grande dispensatore di emozioni “ è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo cominciare una chitarra” e mentre ero in piedi sulle pedane a far pattinare la ruota dietro su una strada sterrata e con un sorriso ebete dentro il casco ed una sensazione che non assaporavo da mesi qualcosa dentro di me ha voluto sostituire la parola chitarra con la parola il manubrio…ed ho provato una felicità ingenua, infantile e forse per questo vera.

lunedì 14 maggio 2012

Gli esempi, i valori, i campioni.




Questo blog nasce con la volontà di avere come oggetto di discussione il mondo delle due ruote e dei suoi personaggi con l’incipit che chi sceglie le due ruote, e non solo nel senso attivo del termine ma anche solo come spettatore, si nutre di passioni ed emozioni.  Tuttavia ieri è successo lontano dai motori o dai suoi personaggi degno di essere approfondito, perché in grado di dare emozioni rare ed uniche sempre più difficili da ritrovare, quegli stati fisici che portano gli occhi a luccicare e tali da far riemergere il fanciullo sopito e nascosto dall’età anagrafica.
A volte è un mondo lontano dai nostri schemi mentali e della nostre attenzioni, ma inevitabilmente per riflesso o più semplicemente per cultura popolare siamo invasi dallo sport nazionale con tutti i suoi più variegati personaggi (senza entrare troppo nel merito). Per chi ha preferito altri sport e non ha un tifo personale per questa o quella squadra, la maglia bianconera è stata oggetto di un condizionamento mediatico ed è più facile “tifare contro” anziché sperare nelle loro vittorie. Ieri, però, a dispetto della anti-juventinità e della propria fede calcistica, più o meno sentita, penso  - è qui sta la grandezza dell’uomo in grado di oltrepassare confini e barriere -  ogni sportivo è stato felice di vedere quella coppa alzata al cielo. Perché le imprese, le gesta atletiche  sono fatte da uomini, e questi uomini inevitabilmente trasmettono emozioni.
Emozioni di carattere sportivo, con gol decisivi, con parabole pennellate, con tocchi di classe pura, emozioni per la dedizione alla squadra, ad una società ma soprattutto sono le emozioni di carattere umano quelle che porteremo sempre con noi. Perché ogni persona che comprende i valori dello sport, quei valori assoluti deve dire grazie ad Alessandro Del Piero, perché sono persone come lui che possono essere prese a modello per le nuove generazioni e rappresentano quelle qualità morali che vorremo trovare in ogni sportivo e in ogni persona. Perché è grazie a persone come lui che il mondo, prima quello sportivo ma soprattutto quello quotidiano è un luogo bello in cui vivere e sperare in un futuro migliore.  Perché se i futuri campioni di domani vorranno emulare il modo di porsi di Alessandro e il rispetto e umiltà che ha sempre dimostrato in questi anni, dentro e fuori dal campo, sicuramente il calcio potrà tornare agli antichi splendori di un tempo portando all'interno di un sistema ormai deficitario valori morali e sportivi che non potranno che essere vincenti.
Il mio personale: Grazie Ale

venerdì 11 maggio 2012

Rock in bike?




Arriva il momento di impegnare in modo più attivo ma soprattutto soddisfacente le fedeli compagne, coloro che magari hanno dovuto sobbarcarsi l’onere di divenire il mezzo di trasporto tra casa e ufficio e elevarle al loro primario ruolo: dispensatrici di emozioni.
E una domanda si potrebbe porre a tutti i bikers che percorrono chilometri di asfalto: è possibile incrementare ancor di più le emozioni che le due ruote possono dare ?
Beh a dispetto di tutti quelli che millantando chissà quali rischi adducendo a chissà quale blasfemia, mettere un auricolare in un orecchio e all'estremità attaccare un mp3 con la propria playlist può incrementare i propri sensi ed aumentare le endorfine celebrali.
Rock in bike è realizzabile.
Gli aggettivi che spesso si associano ai due termini, si mischiano e si fondono nel binomio RB diventando compatibili ma soprattutto si concretizzano sulla propria pelle. La tecnologia propone svariate opzioni, dal navigatore con incorporato l’mp3, al casco con il bluetooth fino al più semplice ipod. Qualcuno afferma che è meglio lasciare assoluta l’esperienza della moto senza “inquinarla” con altre sensazioni ed emozioni concentrandoti solo su di essa.
Certo se vado in pista con staccate al limite o su qualche mulattiera non posso concedermi altre distrazioni mentali ma per chi la moto la intende in maniera totale nell’uso quotidiano l’essere Bickers in Rock in è qualcosa di compatibile.
Forse questi puristi parlano per preconcetti e limitano magari per chissà quale vissuto la loro sfera emozionale e mi permetto di consigliar loro alcune esperienze che forse dovrebbero provare per capire di quanto totale in termini emozionali può essere l’accoppiata RB, e mi riferisco:
  • stradina di montagna con il riff della chitarra di Angus Young e i giusti cavalli sotto la sella... qualcosa di  paragonabile ad un orgasmo.
  • strade di campagna in una giornata assolata con una canzone italiana e gridarla come un pazzo nel casco….uno sfogo liberatorio, forse terapeutico.
  • Il noioso tragitto autostradale che assume nuove sembianze, se accompagnato da qualche pezzo pop , funky o reggae.
  • il traffico mattutino che improvvisamente diventa un videogame se ti rimbomba nelle orecchie un accordo di qualche pezzo dei Ramones, dei Rancid o dei Clash.
  • Trasferimento sotto un acquazzone con i Coldplay o Pink Floyd ...qualcosa di mistico.


...e per favore non parlate di sicurezza che usando solo un auricolare si riescono a sentire tutti i rumori esterni, compresi i pensieri dubbiosi di coloro che vedendo i fili degli auricolari uscire da sotto il casco non possono capire cosa significa l’accoppiata RB.


venerdì 4 maggio 2012

L'autografo del dottore



Un quaderno e una firma...


Oltre vent’anni, i ricordi di un bambino nel paese dei balocchi.
Proprio ieri ho trovato il quaderno con cui andavo in giro per il paddock alla ricerca delle monete d’oro, dei gioielli, dei rubini e diamanti per arricchire il mio personale tesoro.
Gardner, Cardalora, Rainey, Mamola….un quaderno che assumeva le forme di un forziere, di uno scrigno magico dove un bambino custodiva gli autografi dei suoi eroi.
Ricordo l’attesa di Gardner mentre stava finendo di lavare la sua superauto di allora...una mezz’ora buona sotto il sole per quella sospirata firma, la simpatia di Cadalora, allora idolo nazionale, Mackanzie, Haslam padre e tanti altri.
La tristezza nel rivedere la firma d Roth e la consapevolezza di come il tempo passa e di come tutto è mutevole.
Mille emozioni, ricordi, magari qualche lacrima versata.
Gli eroi di un tempo assumono contorni nuovi visti con gli occhi di oggi e da personaggi fatati col tempo si trasformano in essere umani.
Le monete d’oro si impolverano, i rubini sbiadiscono, nuovi gioielli ora brillano.
Qualcuno è diventato commentatore televisivo, altri team manager mentre per la maggior parte ignori mete e destinazioni.
Temporaneità, questa la parola che ti viene in mente, come tutto sia temporaneo... tuttavia sfogliando il forziere c’è una pietra che in tutti questi anni non ha smesso di brillare, anzi se possibile brilla sempre di più e va oltre quel concetto di passeggero e mutevole,  va oltre il tempo, assumendo quasi un contorno di assoluto.
Il ricordo più caldo, l’immagine di un signore che alla domanda di un ragazzino di 12 anni “Mi fa un autografo?” Rispondeva…”Ma io non sono mica un pilota” con una umanità e spontaneità totale e quel bambino nella sua ingenuità gli ha risposto ”Sì ma lei è quello che li aggiusta”.
Gli anni sono passati e tanti piloti ha aggiustato e messo a nuovo.
Col tempo è arrivato un nuovo “dottore” ma alla fine, ad ogni gara il vero dottore resta lui e non smetterà mai di brillare.

giovedì 26 aprile 2012

Beni rifugio?


TORNARE AI BENI RIFUGIO ?
La decisione di dove allocare le proprie disponibilità finanziarie, spesso frutto del risparmio accumulato nel corso degli anni, è da sempre un aspetto cruciale della economia domestica e familiare.  I prodotti finanziari hanno storicamente dimostrato i vantaggi ma soprattutto  i rischi cui possono assoggettare l’investitore, dal fallimento dell’azienda che ha emesso le obbligazioni o altri titoli (vedi Parmalat e Ciro) fino anche al default di uno Stato  (esempio tipico l’Argentina). Tuttavia anche l’alternativa di  lasciare denaro nei conti bancari o altro senza optare per investimenti ha i suoi rischi - trattandosi di una ricchezza immateriale-  è soggetta infatti all'erosione dell'inflazione.
Con la borsa che ha perso quasi un terzo del proprio valore da inizio anno e con scene che ricordano quasi il ’29, nella mente di più persone si concretizza sempre più l’idea di tornare a investire nei beni rifugio.
I beni rifugio sono beni materiali che conservano il proprio valore nel tempo, dunque sono ottimi come investimento difensivo nei periodi di incertezza o di elevata inflazione, offrendo protezione anche contro crisi economiche.  Rientrano in questa casistica oltre gli immobili, i metalli preziosi (oro, argento, platino in primis) ma anche oggetti d’arte, auto e moto d’epoca.
E’ proprio sugli ultimi beni che si vuole porre l’attenzione, considerando inoltre che, dati empirici alla mano, oltre a essere considerati un bene rifugio a detta di più economisti, rappresentano anche beni dal carattere, in alcuni casi, “speculativo”.
Un articolo di non molto tempo fa del Sole 24 Ore analizzava il mercato delle auto d’epoca, indicando che dall’anno 2000 il rendimento medio di una vettura d’epoca è di circa il 5 %, enfatizzando poi l’aspetto che alcuni modelli specifici hanno percentuale di rivalutazione paragonabili solo al business del narcotraffico .
E comunque è dimostrato che nel lungo periodo, le quotazioni delle auto e delle moto d'epoca risultano più redditizie di molto investimenti finanziari.
A questo poi vanno aggiunti  benefici economici che si hanno per i veicoli considerati d’epoca, quali la eliminazione della tassa di proprietà, l’assicurazione agevolata nella ipotesi di utilizzo di questi ultimi. Utilizzo non solo a livello quotidiano ma anche come strumento di compartecipazione a manifestazioni di carattere sociale: dalla possibilità di partecipare ai raduni, alle rievocazioni, fino in alcuni casi alle gare, permettendo di vivere un mondo che, concordi o no, indiscutibilmente ha un suo fascino.
Tuttavia molti interrogativi possono presentarsi a chi valuta questa ipotesi di acquisto/investimento. Domande di carattere generale e specifico.
A livello generale la prima valutazione in termini di acquisto di una moto d’epoca, è dove effettuare l’acquisto, a quale mercato rivolgersi, valutando se esistono strumenti a tutela dell’acquisto e non incappare in fregature o incauti acquisti.
La prima considerazione da fare, tuttavia, è che a differenza degli strumenti con gli intermediari presenti sul mercato dei capitali, in cui promotori e direttori di banca nel passato hanno fatto sottoscrivere ai piccoli risparmiatori titoli con il default già incorporato solo per raggiungere obiettivi di budget o rispettare gli ordini delle loro direzioni, rilasciando “pezzi di carta” qui ciò che si acquista è un prodotto reale e tangibile. Per ottenere maggiori informazioni sul tipo di modello che si intende acquisire basta considerare che il settore dei veicoli storici pesa annualmente sull’economia dell’ Unione Europea per più di 16 miliardi di Euro, con esportazioni per più di 3 miliardi di Euro, le  persone occupate nel settore sono nell’ordine di 55.000. A questo si aggiunge il fatto che gli operatori non sono enti specializzati e istituzionalizzati magari con barriere informative all’accesso. Eventuali domandi su quale può essere il valore di mercato del mezzo, previsioni di apprezzamento e l’impegno economico  per eventuali opere di manutenzione o ripristino, possono essere richieste a una pluralità di soggetti che operano nel settore.
A interrogativi di tipo generale, esistono poi quelli prettamente legati al mezzo specifico che si intende acquistare: costi accessori per passaggio, bollo e assicurazione ma soprattutto luogo dove conservarlo e mantenerlo per preservare lo stesso dall’usura e dal  deterioramento.
Con un clima aleatorio che permea l’economia e l’agire degli operatori finanziari internazionali, con indubbie operazioni speculative contro stati, il bene rifugio è sempre oggetto di riflessione e valutazione.
Qualora una persona, anche non amante del settore e senza avere una conoscenza enciclopedica di marche e modelli prodotti nel corso degli anni abbia a disposizione del capitale da non voler lasciare immobilizzato estia valutando l’acquisto dei così definiti “beni rifugio” e abbia soprattutto a disposizione un luogo dove poter ubicare il mezzo d’epoca, sarebbe opportuno che oltre a sentire i mirabolanti benchmark di questo prodotto finanziario, o delle penali di recesso anticipato (caso di assicurazioni o altri prodotti considerati a basso rischio e con orizzonte temporale medio lungo), prenda in considerazione l’ipotesi di investire in moto d’epoca.
Vuoi mettere poi quello che può dare la tuo spirito poter scendere in garage guardarla e magari farci un giro?

martedì 24 aprile 2012

Cronaca di un pomeriggio che non avrebbe dovuto esserci.


...perchè sono 6 mesi oggi e sembra ieri..

Ore 12.30 orario previsto di arrivo  - da navigarore Zumo -  15.10.
Avrei voluto partire molto prima ma inderogabili impegni mi fanno tardare la partenza e quindi l'orario previsto di arrivo, ma bando ai tutor…vale la pena rischiare la contravvenzione per arrivare in orario. L’ultimo addio, il saluto, il piccolo personale omaggio a un grande pilota ma ancor più a un grande uomo.
I timori dei proclami del sindaco e i messaggi autostradali che consigliavano l’uscita a Riccione per raggiungere l’autodromo, mi fanno pensare che avrei avuto difficoltà a raggiungere Coriano, ma non mi fanno cambiare meta, nella mente già ipotesi o piani per riuscire ad aggirare eventuali blocchi e non farmi dirottare su altri luoghi. Devo esserci.
Il navigatore mi consiglia l’uscita Rimini sud  e a 3 km dalla metà penso di aver sbagliato destinazione che forse la cerimonia si tiene in un altro comune o magari è stato solo un incubo quello che ho vissuto e aspetto che da un momento all’altro suoni la sveglia ricordandomi che da lì a poche ore c’è il gran premio di Sepang.
Poi vedo il cartello che indica l’inizio del comune, una piccola curva a sinistra e proprio sul cancello di una casa ad angolo vedo due palloncini rossi a forma di numeri, un 5 e un 8…il numero di Marco e capisco che invece è tutto reale.  Seguo per il centro, e con mia sorpresa nessuna transenna blocca l’accesso al comune.  
Mentre butto l’occhio alla ricerca di un parcheggio mi rendo conto di come tutto assume i contorni di una celebrazione, non della morte ma quasi di un inno alla vita, i 58 ovunque i palloncini colorati, i poster con le immagini di marco in piega. Moto e scooter ovunque, su tutti i marciapiedi intorno alla chiesa e nelle vie limitrofe, cerco un parcheggio, fortunatamente un auto se ne sta andando… “da dove vieni” mi chiedono, alla mia risposta Milano mi rispondono "lo hanno appena portato dentro" ed io quasi a giustificare questo ritardo.."sono partito tardi".
Dalle prime transenne che bloccano il passaggio sento l’eco degli autoparlanti che irradiano la voce del vescovo, mi avvicino alla chiesa e incontro decine di persone che stanno percorrendo questo tragitto, tutte in silenzio e con gli occhi lucidi. Sono ai margini della scalinata che porta alla chiesa c’è uno schermo gigante che trasmette le immagine della funzione e dietro ad esso transenne che racchiudono centinaia di persone commosse mentre seguendo la messa. Scoppia un applauso quando il vescovo dice “avrei voluto firmare lo striscione che diceva: e ora vai e insegna agli angeli a piegare”. Mi perdo prima a vedere i messaggi di cordoglio delle svariate associazioni locali e gruppi del posto, poi le centinaia di scritte e cartelloni a ricordare Marco, tutti a dire quanto gli volevano bene e ora quanto mancherai, a tutti. Fiori, peluche, disegni di bambini delle elementari e di asilo, immagini del genere le vedi in tv davanti a drammi collettivi, a perdite assolute o alle vittime di profonde ingiustizie, e penso che proprio questo è quello che è successo, una grande ingiustizia. Salgo la gradinata, non riesco a leggere nessuno di questi manifesti, non sono cattolico e non credo nel dio cristiano ma voglio sentire, voglio in qualche modo essere il più vicino a Marco, e per una delle rarissime volte mi sembra che il Vescovo stia dicendo qualcosa di condivisibile e degno di essere ascoltato. Salgo fino al sagrato dove ci sono transenne che limitano l’accesso e all’interno troupe di cameramen, giornalisti e fotografi si aggira avanti e indietro alla ricerca di immagini e momenti.
Resto lì ad ascoltare la cerimonia, che non sembra un rito funebre ma complici le canzoni, le chitarre e i canti, una celebrazione a qualcosa che non è la morte ma la consacrazione ad un mondo ultraterreno quel ragazzo che tutti qui vorrebbero vedere ancora sorridere.
Sono lì  in piedi davanti a me un uomo sulla cinquantina in gessato nero che si pulisce gli angoli degli occhi, di fianco una ragazza con un berretto nero ha gli occhi rossi e lucidi ed a un certo punto estrae l’i-phone per rispondere e vedo che l’immagine come salvaschermo è una bellissima foto di Marco con gli occhiali a specchio.
Mi guardo intorno, nessun curioso, nessuno alla ricerca di vedere questo o quel personaggio famoso come alcuni potrebbero pensare, ma tutti commossi e partecipi di un dolore vivo e collettivo, tutti pronti a scambiarsi calorose strette di mano quando il vescovo dice “e ora scambiatevi il segno della pace”. Sto sempre lì, la cerimonia finisce, partono le note di Vasco con siamo solo noi ed ecco che prima escono le moto e poi con un sentito applauso accompagna la bara all’esterno. Partono grida con il nome di Paolo, Rossella, il team Gresini a cui seguono calorosi applausi. Poi, dalla visuale defilata non capisco quello che succede ma il correre frenetico di fotografi verso il centro fa intuire che qualcosa è avvenuto (vedrò Paolo con la sorellina di Marco seduti intorno alla bara solo la sera nei tg nazionali), poi prende la parola Kate e poi il dr. Costa ed ecco che le lacrime che a fatica si trattenevano come un fiume si fanno largo e non fai nulla per contenerle, mi guardo intorno e vedo che tutti stanno piangendo. Forse in quelle semplici parole ci sta tutta la verità, questo è un mondo marcio, corrotto, poco pulito  e forse servono simili sacrifici per cercare di renderlo migliore, servono drammi di questo tipo per riparametrare la scala dei valori e delle necessità.
Forse era necessario che Marco diventasse un mito, un icona un punto di riferimento da portare e prendere  ad esempio, per permettere ai bambini di avere qualcuno da imitare, qualcuno con valori sani e puri  ma al tempo stesso non passivo e succube ma tenace, perseverante e determinato.
La salma viene caricata sull’auto funebre e così decido di prendere la via di casa…inutile trattenersi oltre. Scendo le scalinate, incontro il dr. Costa con gli occhi gonfi e brillanti, gli stringo la mano, anche se avrei voluto abbracciarlo o forse meglio  -sono io che avrei voluto un abbraccio- per cercare di mitigare questo dolore. Mi incammino verso la moto, faccio tutto questo tragitto in lacrime, imposto “casa” sul navigatore e vedo che mi fa compiere un altro tragitto. Parto in una forma di tranche, scollino e faccio una doppia curva una discesa a cui segue una bella salita sulla sinistra che va a incrociare la statale e penso a quante volte deve averla fatta Marco quel bel raccordo in discesa, magari toccando il ginocchio. Allontanandomi osservo la chiesa che svetta da sopra la collina di questo comune e anche se ho attraversato solo poce strade, mi sembra di conoscerlo di più, mi sembra di vederlo ragazzino girare con la moto su quelle stradine  di collina e cresce ancora di più la nostalgia per quel ragazzo tanto speciale.
Ormai è buio e mi aspettano 350 km, mi fermo a modena all’autogrill a prendere un cappuccio per scaldarmi, vedo che entra Capirossi con un viso cupo e triste e quasi deformato dal dolore e mi sento tanto vicino a quel campione.
Alle 20.20 sono a casa con alle spalle 740 km nell’arco di 8 ore ma non un briciolo di stanchezza o altro, solo un grosso senso di vuoto e una rabbia che non riesco a indirizzare sul perché le cose devono andare in questo modo. E solo un pensiero mi permette di chiudere occhio, sapere che mio figlio leggerà e saprà chi era Marco e conoscerà le sue gesta e potrò raccontagli che persona fantastica era e gli insegnamenti che con il suo modo di essere  la sua unicità ci ha lasciato, questo potrà trasmettere a lui e alle generazioni a venire.
GRAZIE MARCO